Caso “Mina”, coinvolto Ministero degli Esteri italiano: la Francia rispetti i confini

By Redazione Gen 19, 2016 #francia #italia #mare #pesca #politica

S’inaspriscono i toni tra Francia e Italia sulla questione del sequestro del peschereccio italiano “Mina”, accusato di pesca in acque francesi, da parte della Gendarmeria marittima di Nizza.

A caldo, l’associazione italiana dei pescatori, Anapi, aveva dichiarato che il peschereccio aveva terminato le operazioni di pesca in acque italiane, eventualmente poi transitando dalle acque francesi in fase di salpata, operazione comunque consentita dai regolamenti vigenti. Inoltre, il metodo di abbordaggio della Gendarmeria è stato definito “piratesco”, con la radio di bordo e i telefoni mobili sequestrati, isolando i pescatori a bordo dalla base e dalle loro famiglie, che hanno vissuto ore di preoccupazione per la loro sorte.

La Guardia Costiera italiana, attraverso le parole del Contrammiraglio Giovanni Pettorino, ha affermato di essere in possesso dei tracciati di pesca dell’imbarcazione, che dimostrano che essa non ha mai pescato oltre la linea del confine.

Questo significherebbe che la Gendarmeria francese ha compiuto un atto gravissimo, abbordando e catturando un’imbarcazione italiana che operava all’interno delle acque territoriali dell’Italia, quindi entro i suoi confini.

Le autorità di Nizza, che stanno ancora trattenendo il “Mina” e hanno fissato per oggi un’udienza dove chiedono una cauzione di 8300 euro per rilasciarlo, sostengono invece che esso stava pescando in acque francesi. Questo in virtù di un “accordo bilaterale” tra Francia e Italia del 21 marzo 2015, dove il confine marittimo veniva modificato a favore della Francia:

confine_ita_fra

Di questo accordo però, né i pescatori, né la Guardia Costiera né le autorità politiche liguri avevano mai sentito parlare. Risulta che esso non sia ancora stato ratificato da nessuno dei due Paesi, e che nel caso dell’Italia non abbia neppure iniziato l’iter parlamentare di ratifica. E, nel caso venisse ratificato, entrerebbe in vigore solo 60 giorni dopo, come stabilito dalla legge.

Il caso diplomatico è spinoso, e sul lato italiano sono stati già coinvolti sia il Ministero degli Affari Esteri, sia quello delle Politiche Agricole e Forestali, che ha competenza sulle questioni marittime. Anche il Consolato italiano a Nizza sta seguendo da vicino la vicenda.

La parlamentare europea italiana Renata Briano, vicepresidente della Commissione Pesca dell’Ue, ha definito la questione “gravissima” e si sta interessando alla vicenda, che ha chiaramente impatti anche sull’economia legata alla pesca, al mare e al suo sfruttamento. Ed esponenti politici sia del partito al governo che dell’opposizione si preparano a dare battaglia per bloccare o modificare l’accordo appena approderà alla discussione parlamentare, per evitare che una porzione di Mar Ligure – con tutte le sue risorse – venga ceduta alla Francia.

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Fonti: SanremoNews – Riviera24 – Il Nazionale

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3 thoughts on “Caso “Mina”, coinvolto Ministero degli Esteri italiano: la Francia rispetti i confini”
  1. L’ennesimo atto di arroganza francese perfino nei confronti degli “amici”: vedi anche la vicenda dei confini sul Monte Bianco

  2. In queste occasioni il governo francese getta la maschera ,presunzione arroganza ,aggressione.Alla faccia dell’Europa unita,qui siamo alla pirateria medioevale! Grave ridicolo e grottesco.

  3. per la serie: il pallone è mio e ci gioco solo io;

    come quando in barba alle disposizioni internazionali rimandavano indietro alla frontiera di Ventimiglia i rifugiati minorenni….

    il termine sciovinismo non poteva che nascere in Francia;

    vi immaginate se fosse successa una cosa simile in Italia con un peschereccio francese?!

    c’è anche da dire che la politica estera italiana fa pena…

    non solo li concediamo un pezzo di mare, ma addirittura si arriva a questi livelli…
    che poi tutto sto casino per 2 pesci??
    8.300 euro per qualche kilo di calamari mi sembra un po caro…;-)

    medioevo culturale, i francesi si comportano esattamente così con la Corsica,
    si gioca solo alle loro “regole”, le impongono e non si discute…
    NON esiste un popolo corso, NON esiste una lingua corsa, NON esiste una cultura corsa….qualcuno ha avvisato Parigi che siamo nel 2016 e che se anche da molto fastidio hanno moltissimo da imparare dall’ autonomia che l’ Italia concede alla Valle d’ Aosta o all’ Alto Adige…
    è fastidioso dover imparare da un popolo che sta più a sud……..;-)

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