di Jean-Paul Giovannoni
Purtroppo è così che viene pronunciata una tale affermazione da un ragazzo ventenne qualsiasi, che si chiamerebbe Albertini e risiederebbe sul comune di Furiani. Notiamo per di più che questo ipotetico giovanotto non sarebbe nato e cresciuto sul continente francese, ma in Corsica !
Del resto quando abitavo ad Aiaccio, ho sentito più volte (troppe volte) da gente indiscutibilmente locale frasi del genere : ” Je vais voir Mr Cuttolì à Sarrolà ” con l’accento sull’ultima sillaba ! Così come che quando pronunciavo ad esempio Bastelica, con l’accento posto sulla sillaba giusta, quasi mi prendevano per un marziano.
Che cosa vuole dire ?
I Còrsi, dopo aver smarrito il vocabolario proprio alla loro lingua, lo hanno sostituito da vocaboli presi dalla lingua francese. Quanto alla nuova sintassi è una copia grossolana della stessa lingua ufficiale che vige in Corsica da padrona.
Oggidì non si sente più :
« A moglia di u macellaru ha parturitu » / ma si sente : « A moglia di u buscieru ha accusciatu ».
« Tocca a me a ghjucà » / ma si sente : « («h)è u mio tornu di ghjucà »..
« S’ellu fussi venutu quellu chi vende i tuvaglioli! » / ma si sente : « S’ellu era venutu quellu chi vende e serviette! »
Questo fatto non è colpa nostra ma nessuno potrà porci rimedio se non cambieremo rotta; la lingua francese è troppo potente e diffusa rispetto al còrso, lo sta schiacciando e buttando fuori di casa. Il corsòfono (o piuttosto l’ex-corsòfono) sta perdendo persino il suo accento e la sua cadenza.
Io penso che i veri nemici della lingua còrsa sapevano che sradicata la lingua italiana dalla Còrsica, il vernacolo còrso non avrebbe resistito a lungo, questo periodo di resistenza sarebbe stato soltanto uno stato transitorio (una tappa) e difatti non sbagliarono.
D’altronde facciamo un esempio con i sudtirolesi (o altoatesini) di cittadinanza italiana che non hanno perso l’uso della loro lingua regionale perché hanno affiancato a quest’ultima la lingua tedesca (il loro vernacolo è compreso nella sfera linguistica germanica).
I nostri antenati vissero sempre con l’italiano e il còrso che erano ambedue le loro lingue che a volte mescolavano senza accorgersene tanto erano vicine e d’intercomprensione immediata. Quando avevano bisogno di una nuova parola, attingevano dal pozzo d’oltretirreno; e pescavano sia nel toscano che era la lingua ufficiale dei diversi stati italiani sia negli altri vernacoli che erano spesso il ligure, il sardo o altri.
Ciò non si può fare con la lingua francese, perché i due idiomi appartengono a due aree linguistiche diverse; quindi se i prestiti sono troppo numerosi, la nuova lingua risultante non sente più di còrso, è snaturata.
Jean Paul Giovannoni