Bonifacio è una città situata alla punta sud della Corsica, di fronte alla Sardegna. È considerata la capitale pittoresca della Corsica.

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La Corsica e la Sardegna sono unite in un Parco Marino Internazionale per la salvaguardia dei paesaggi e degli ecosistemi marini e terrestri.

Corsica Oggi vi presenta la passeggiata delle falesie e del sentiero di Campu Rumanilu.
Il Campu Rumanilu è un sentiero cosiddetto patrimoniale. Dovete iniziare la passeggiata al colle di San Roccu, è una cappella discreta, il passaggio è obbligato tra la marina, la città alta, le rocce di Sutta Rocca, e poi dovete seguire il Campu Rumanilu.

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La partenza si fa dalla Cappella San Roccu, dovrete seguire il cammino che sovrasta le falesie di circa 70-80 metri di altezza e potrete approfittare di una vista mozzafiato sulla cittadella, sul famoso “U DIO GROSSU” (o “grain de sable” in francese) staccatosi dalla falesia, che è diventato un isolotto dove molte giovani della regione si esercitano a fare il migliore tuffo, e poi la città alta (dove le case sono tutte rannicchiate sulla falesia) e la Sardegna oltre le bocche di Bonifacio.

Sul sentiero troverete il vecchio mattatoio di Bonifacio che appartiene oggi al conservatorio del litorale, ed è diventato un punto di informazioni turistiche durante l’estate.
Il sentiero finisce al faro messo in servizio nel 1844.
Il semaforo e il faro di Pertusato assicurano la sicurezza della navigazione molto intensa particolarmente durante la stagione estiva.

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Dopo il faro potrete scendere alla spiaggia Saint Antoine.

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La passeggiata è di difficoltà media, il sentiero è facile di accesso ma bisogna stare abbastanza attenti e dovete rispettare le norme di sicurezza, come non avvicinarsi troppo vicino alle falesie, la roccia può sgretolarsi, e le falesie possono essere pericolose.
Inoltre, la zona è particolarmente esposta al vento, spesso forte a Bonifacio.

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Buona passeggiata a voi, approfittate al massimo dei paesaggi magnifici che offre Bonifacio.

Andrea Guimaraes

Andrea è una studentessa di 22 anni dell’Università di Corsica, iscritta al corso di laurea di lingua e cultura italiana. Vive a Bonifacio, nel sud dell'isola, ed è innamorata della Corsica, dell’Italia e della lingua italiana.

By Andrea Guimaraes

Andrea è una studentessa di 22 anni dell’Università di Corsica, iscritta al corso di laurea di lingua e cultura italiana. Vive a Bonifacio, nel sud dell'isola, ed è innamorata della Corsica, dell’Italia e della lingua italiana.

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8 thoughts on “Alla scoperta delle falesie di Bonifacio”
  1. Giova ricordare che la cappella di cui si parla,sorge sul colle dopo la scalinata che si trova vicino la chiesa di s.Erasmo. fu costruita dove morì l’ultima vittima della grande peste del 1528.

  2. “Le grain de sable” è la “traduzione” (“poetica”, ma tutto in francese risulta più “poetico” e più elegante . . .) e non “letterale” dell’antica denominazione locale nell’ormai estinto “bunifazincu”. “U diu grossu” (della mano) non è altro che il pollice, come si vede dalla forma della roccia. Se si specificasse “del piede”, sarebbe l’alluce. La divinità non c’entra per nulla e, se si adotta una grafia in “u” (com’era in “u” la pronuncia dell’antico dialetto locale di origine ligure), oltre all’articolo (“u” = il/lo) e a “grossu”, si può scrivere, per coerenza, anche “diu” = dito.

    Per altro, Dio, in bunifazincu, aveva la stessa pronuncia di dito, cioè “Diu”.

    1. tutto in francese risulta più poetico ?! j’aime manger des cornichons le soir de pleine lune allora dimmi suona poetico ? so che molti stranieri (e anche certi corsi) vedono il francese come lingua di cultura e raffinatezza ma nei fatti é una lingua come le altre tra l’altro non mi piace il capriccio di voler cambiare la toponimia a tutti i costi per una versione francese la terra ha una sua storia i nomi antichi ne sono il riflesso perché cambiarli ?

      1. Molto giusto,e cosa dire della pessima abitudine di dedicare scuole, navi e altro a Pascal Paoli stravolgendone l’origine storica di chi si chiamava Pasquale fino alla tomba.Un conto è il parlare un altro è farne un uso improprio in forma ufficiale.

        1. anche in italia la maggior parte dei personaggi sono sbatizzati pero Giovanna d’arco Luigi XIV e cosi via pure essendo francesi personalmente trovo già bello che la storia di pasquale non sia stata dimenticata dopo lascio la libertà a tutti di chiamarlo come li garba

      2. I tre puntini che avevo messo al fondo della mia frase intendevano indicare che la frase stessa implicava un leggero (e benevolo) filo d’ironia. Anche per evitare assolutamente di risultare polemico “on line” evidenziando in modo meno implicito e più assertivo la “venerazione” nella quale la lingua francese è tenuta in Corsica. Provare per credere . . . Perché cambia la toponimia? Per centomila motivi. Ma anche perché, in zona, nessuno parla o capisce più il “bunifazincu” di un tempo. Ormai estinto. Mi pare, infatti, di aver segnalato, per altro con la maggiore delicatezza di cui sono capace, che non si riesce nemmeno più a percepire l’omofonia (identica pronuncia) che esisteva nell’antica “lingua locale” tra la parola che indicava la divinità e quella che indicava il dito (della mano o del piede). Significati piuttosto distanti . . . Mi dispiacerebbe davvero non risultare compreso per “uso eccessivo” di “bon ton” . . .

        1. capisco bene ma rimane il fatto che sostituire un nome corso con un nome francese il quale tra vergolette non a niente a che vedere col nome originale in più di essere brutto non lo capisco affatto

          1. Per la precisione il toponimo locale non era corso. L’estinto “bunifazincu” era un dialetto di tipo ligure e, quindi, tutta la zona (linguisticamente un’ “enclave”) possedeva toponimi e microtoponimi di tipo ligure, non corso. Non ho affermato né penso che sia giusto o bello fare così. Ma è quanto capita molto frequentemente alle “lingue” minoritarie di fronte alla lingua dominante. Ci sono assai frequentemente aspetti d’incomprensione e di mancanza di “riconoscimento”.

            Allo stesso identico modo si trova un’infinità di esempi anche in Italia: Golfo Aranci non ha nulla a che fare con gli aranci né il toponimo originario di Punta Ala con le ali ecc.. Anche nel nostro piccolo . . . con questo intervento sto rivendicando al “ligure” coloniale ciò che correttamente gli spetta e che, invece, è stato attribuito al corso . . .Conosco molto bene la situazione locale (cioè, direttamente). Il dialetto di tipo ligure era parlato soltanto all’interno delle antiche mura. Pur essendo – un tempo – tutti gli abitanti di Bonifacio “trilingui” e assolutamente in grado di parlare il corso “locale” con gli abitanti dei dintorni. Il corso, a Bonifacio, era in posizione dominante rispetto al ligure. E “sopra” a tutti e due e a tutti il francese . . . Nessuno avrebbe mai “osato” rivolgersi, ad es., a una signora corsa di Bastia nel “corso locale”. E men che meno in “bunifazincu” (che la signora, per altro, non avrebbe potuto comprendere). Le si rivolgeva la parola in francese. Lei rispondeva in francese ed in francese si svolgeva tutta quanta la conversazione.

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