1880: Dans la famille le corse est en usage et les instituteurs se servent de l’italien !

Siamo nel 1880, ossia 112 anni dopo l’annessione della Corsica alla Francia e 21 anni dopo il divieto della Corte di cassazione francese di usare l’italiano come lingua amministrativa dell’isola.

Eppure la testimonianza che l’ispettore primario della circoscrizione di Corte, Charles Schuwer fornisce nel suo testo “Quelques mots sur l’instruction primaire en Corse avant et depuis le 1789” parla chiaro sulla diffusione della lingua francese all’epoca:

cschuwer-1880

Sono oggi 112 anni che la Corsica è francese […]  ed è solamente nel 1836 o 1837 che si è cominciato a insegnare la lingua nazionale nelle scuole! Sì, la si insegna in classe, ufficialmente, nella grammatica, nei libri di lettura; ma nella conversazione tra compagni, in famiglia, è ancora il dialetto còrso che è tutti i giorni in uso, l’ho potuto constatare io stesso nei miei giri di ispezione; vado ancora più in là, ci sono ancora degli istitutori che si servono dell’italiano per fare le loro lezioni! Ebbene! E’ contro questa disdicevole abitudine che noi dobbiamo reagire, noi che siamo incaricati della sorveglianza e della direzione dell’insegnamento. Bisogna che nella grande patria francese l’unità sia completa, tanto in relazione alla lingue che alla divisione amministrativa.

 

Ora, queste parole mostrano come, dopo oltre un secolo dall’annessione, lo Stato francese non fosse riuscito, come aveva già cercato di fare in vaste aree del suo territorio continentale, a sradicare le culture e le lingue locali per imporre il ruolo unificante del francese. Il tema viene trattato nel saggio dell’Università di Corsica del 2012 a cura di Pascal Ottavi sulla Lingua Corsa nel Sistema Educativo (p.35).

Un po’ ovunque la difficoltà di diffondere il francese era stata data dal fatto che l’istruzione era anticamente gestita dalla Chiesa proprio nelle lingue locali, perché larga parte della popolazione conosceva poco il francese. In Corsica la situazione era più complicata, perché – leggiamo nel saggio – “prima di poter soppiantare il còrso come lingua della famiglia e della vita quotidiana, il francese doveva soppiantare l’italiano come lingua dell’amministrazione, degli studi e della giustizia”.

Il resoconto di Schuwer mostra chiaramente che fino a tutto il XIX secolo in Corsica convivevano tre lingue: il corso, lingua orale della famiglia e della vita del paese, l’italiano, vecchia lingua ufficiale e dell’insegnamento che persisteva grazie alla sua intercomprensione con il corso, e il francese, lingua dello Stato che faceva fatica ad imporsi.

I vari tentativi di laicizzazione e di francesizzazione dell’istruzione non hanno successo. Nel 1839 viene aperta la scuola pubblica, ma il primo istitutore comunale, Muselli, continua a far apprendere i suoi studenti tramite il corso e i testi in latino e italiano. La coppia italiano-corso, dove ciascuna lingua ha la sua funzione sociale, è stabile e resiste alla penetrazione del francese.

Inoltre in Corsica viene a cadere la forza ideologica del “francese, lingua della libertà”, perché l’isola aveva già avuto da sola la sua propria lotta per la libertà, sotto l’indipendentismo dell’epoca paolina. E Pasquale Paoli aveva lui stesso puntato sull’istruzione e l’educazione, aprendo scuole e l’Università di Corsica a Corte, che i Francesi chiuderanno nel 1769 per riaprirla solo due secoli dopo. Lo stesso Schuwer lo cita nel suo testo:

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E la lingua dell’insegnamento delle scuole e dell’università paoline era l’italiano, accanto alle parlate corse della vita quotidiana e domestica.

Il lavoro di sradicamento della lingua italiana inizia lentamente a dare i suoi frutti nei primi anni del XX secolo, e vedrà un inaspettato alleato nella politica annessionista e irredentista del governo fascista al potere in Italia dal 1922 al 1943, che nel ’42 invase e occupò militarmente la Corsica. Sconfitta l’Italia – e la Corsica fu il primo dipartimento a liberarsi dal nazifascismo, già nel ’43 – chi sosteneva l’uso dell’italiano e del corso venne bollato come filo-italiano e dunque filofascista.

Ma, secondo la ricerca curata da Ottavi, lo spezzarsi della coppia italiano-corso diede paradossalmente il via al processo di sviluppo del sentimento identitario e nazionalista Corso, che avrà via via anche nella lingua uno dei suoi elementi fondamentali. In sette secoli di convivenza con l’italiano, mai si era sentito il bisogno di sbarazzarsene in favore del solo còrso, perché ciascuno aveva il suo ruolo che non minacciava l’altro.

Il rapporto con la lingua francese invece era diverso: a metà del ‘900 iniziò a svilupparsi il sentimento di preservare la lingua corsa, che per la prima volta si sentiva minacciata dal francese. Una paura che, guardando la storia degli ultimi 20 anni, si è rivelata purtroppo fondata.

 

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Fonte: univ-corse.fr

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One thought on “1880: Dans la famille le corse est en usage et les instituteurs se servent de l’italien !”
  1. ”Sradicare le culture e lingue locali” questo l’intento del governo,esattamente l’opposto di ciò che operavano nel loro antico e glorioso dominio i romani che unificarono un vastissimo impero,formando come oggi sappiamo , il substrato ,la ”koinè”, per lo sviluppo delle lingue neolatine oggi parlate,ma c’era rispetto degli usi locali ! Le parole dell’ispettore Schuwer,oggi rilette da me per la seconda volta,mi portano a considerare che non è esatttamente veritiero affermare come sarebbero andate le cose se la storia fosse stata differente dalla tirannia francese in Corsica, ma se lo stesso redattore afferma che il corso e l’italano hanno continuato a vivere insieme e gli insegnanti perseveravano nell’uso della lingua italiana ! E solo nel xx secolo si è creata qualche crepa agognata dal governo centrale a favore del francese,creando però una coscienza della perdita subita nonché della violenza.Attualmente poi l’idea di comunicazione si volge più verso leggi di potenza di mercato economico per cui ritengo che le nuove generazioni. imbonite in modo di parte, vedano più conveniente usare il francese,forse non avendo neanche la possibilità di un discernimento critico e storico della realtà che appartiene alla Corsica e di cui essa ne fa parte.Liberi di parlare e fare ciò che si vuole ma a che prezzo? Risponde alla verità storica della Corsica ? Ciò che oggi si vive è frutto di libere scelte ? O forse si è smarrito qualcosa di essenziale? ”Non di solo pane….”

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