“A io mio zitelli,
Da qui à pocu, mi n’andaragju. S’è vo sapessite quant’è so calmu, guasi felcie di more per à Corsica è per u partitu. Un pienghjite micca, fatemi un surrisu. State fieri di u vostru babbu. Sà ch’è vo pudetu esselu. A testa mora è u fiore rossu, ghjè u solu doulu ch’o vi dumandu. A u sogliu di a tomba, vi dicu chi a sola idea chi annnatu à a nostra corcia tarra mi pare bella, hè l’idea cummunista. Morgu per a Corsica è per u mo partitu.”
Per la Corsica. Né per la Repubblica né per Marianna. Queste furono le ultime parole di un eroe còrso della seconda guerra mondiale.
Ghjuvanni Nicoli, comunista e membro della resistenza, era un patriota còrso. Anche se ad alcuni non piace, i suoi figlioli – quelli che hanno continuato a far crescere la fiamma dell’identità còrsa e della lotta sociale che lui aveva acceso – siamo noi.
È il movimento nazionale a portare avanti la difesa dei lavoratori in questo Paese da più di quarant’anni, non le organizzazioni dei colonizzatori quali certi sindacati francesi né i partiti della sinistra “tradizionale”. Non sono certo loro, quelli che mandano la Corsica in rovina con le loro cricche, basti vedere l’esempio della SNCM. Non sono quelli che sostengono che la corsizzazione degli impieghi è “discrimanatorio”, così come la co-ufficialità della lingua còrsa e lo Statuto dei Residenti. Questa gente qui è schierata dalla stessa parte del FN e l’uMP : sono giacobini e colonizzatori.
Per la difesa dei lavoratori còrsi, qualunque mansione svolgano, siano essi impiegati, funzionari o pure padroni, l’unica sola strada da seguire è quella del movimento nazionale. A nostra cuscenza hè resistenza.
—
Fonte e immagine: CorseNetInfos.fr
Si fottano i padroni